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1881

È nel lontano 1881 che Mattia Brach avvia la coltivazione di piante di vite nei pressi del colle di San Giorgio in terra austro-ungarica, dando inizio ad una lunga storia di vignaioli in Brazzano.

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1902

A Mattia Brach, il capostipite, segue Giovanni Battista fu Mattia Brach, che da giovane mezzadro diviene il primo vero proprietario contadino di famiglia. 

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1915-1918

Il giorno 24 maggio 1915, a pochi passi dalla casa natale della famiglia Brach, sull’allora confine italo-austriaco ha inizio il più lungo e sanguinoso conflitto della storia italiana. Durante la Grande Guerra tutta la campagna di Brazzano viene abbandonata e sconvolta dalla furia distruttrice dell’evento.

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1926

Durante la dittatura fascista la famiglia Brach deve subire un pesante cambiamento: oltre all’italianità delle proprie terre, le viene imposto 

il nuovo cognome Bracco.

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1945

Giovanni, figlio di Giovanni Battista fu Mattia Brach,

rientra dalla seconda Guerra Mondiale e prende in mano le redini dell’azienda.

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1946

Per celebrare la nascita del figlio Alfredo viene messo a dimora il primo vigneto a Tokai friulano, frutto di una selezione massale su portinnesto 

Riparia Gloria e testimone della ripartenza della viticoltura locale.

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1956

Uomo pragmatico ed innovativo, spinto dall’amore per il proprio lavoro, Giovanni trasferisce la propria famiglia e l’attività dal centro del paese al cuore dei suoi vigneti.

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1968

Giovanni ed Alfredo, che si è ormai affiancato al padre nella conduzione aziendale, piantano il primo vigneto a Malvasia Istriana, una storica varietà autoctona a bacca bianca, oggi fiore all’occhiello

del panorama viticolo friulano.

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1981

1881-1981 Cent’anni di viticoltura. Il Ducato dei Vini Friulani premia Giovanni Bracco, tecnico autodidatta che ha saputo trasmettere

il carattere forte ed autentico del territorio di Brazzano: un mosaico di piccole vigne di altissima qualità!

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1988

A Brazzano inizia l’era del Refosco dal peduncolo rosso, il più nobile dei Refoschi. Alfredo e Giuliana danno continuità alla scelta agronomica e varietale fatta da Giovanni ed aumentano la superficie vitata del più antico rosso autoctono del Friuli.

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2001

Cinque sono ormai le generazioni che si susseguono nella famiglia Bracco e 120 anni di storia, di passione e di impegno. L’intima conoscenza del mestiere di viticoltore viene ancora esercitata in totale libertà ed onesta umiltà: a Brazzano sopravvive ancora la vera civiltà contadina!

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2003

I Bracco hanno la continuità aziendale: Elisabetta, figlia di Giuliana ed Alfredo, rientra dai suoi studi a Bordeaux, introduce immediatamente la sitoviticoltura, individua le ‘vielles vignes’ e crea la linea del fondatore, la Selezione Mattia Brach.

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2006

Ultima vendemmia con lo storico nome Tocai Friulano: 

per suggellare il dovuto cambiamento viene realizzata una fascetta identificativa nella linea del fondatore.

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2006

Elisabetta, custode convinta della propria terra e consapevole della complessità dell’ecosistema in cui opera, decide di intraprendere ulteriori studi iscrivendosi al MBA in Wine Business presso il MIB  School of Management di Trieste. Apprende così concetti innovativi nel campo della comunicazione ed avvia un processo di lento rinnovamento aziendale.

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2012

Con una rara combinazione di tecnica viticola e sensibilità enologica, Elisabetta ha mantenuto il profilo classico del Friulano, dando al padre dei vini bianchi friulani il nome di “Ultimo”.

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2016

Prima vendemmia 2016 in Collio. Elisabetta eredita tramite la madre Giuliana il podere di Ca’ delle Vallade di proprietà della famiglia Perabò. Si uniscono così due dinastie di viticoltori, 

nel segno del romanticismo friulano!

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2016

La Camera di Commercio di Gorizia e il Comitato per l’imprenditoria femminile in collaborazione con la Provincia di Gorizia premia Elisabetta come impresa femminile vincitrice del concorso “Magicamente Imprenditrice”.

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2017

Elisabetta viene insignita del premio “Donne che ce l’hanno fatta” dagli Stati Generali delle donne da #Expo2015 verso #Matera2019 presso l’Università degli Studi di Pavia ed inserita 

nel libro “100 Donne che cambieranno l’Italia”, curato da Marta Ajo.

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2021

In questi due anni le storie di tutti hanno avuto per molti versi tratti decisamente comuni. 
È indubbio che ogni crisi rappresenta una sorta di filtro dove non tutti riescono a passare. 
Oggi ci sentiamo dei sopravvissuti, e tuttavia, come non mai, 
parole come sostenibilità, autenticità e trasparenza risultano urgenti
e rappresentano investimenti coerenti e dimostrabili. 
Noi non abbiamo mai smesso di coltivare il nostro giardino 
dal momento che la verità sul nostro territorio è sovrana. 
Ora è tempo di brindare alla vita!

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